LAVORI
Carboncino sfumato su cartoncino bristol
Forse il più antico materiale da disegno, i primitivi lo ottenevano bruciando un’estremità di bastincini di legno con la quale tracciare contorni sulle pareti.
Cennini (14..-15..) scrive di rametti di morbido legno di salice essiccati, tagliati uniformemente, cotti a bassa temperatura per molte ore, meglio una notte, in una pentola ermeticamente chiusa, raffreddati con altrettanta lentezza ed infine appuntiti per essere utilizzati. Ideale per schizzi e studi preparatori o per cartoni da spolvero di lavori pittorici, lascia un segno morbido facile da sfumare, ma tende a sporcare ed è delicatissimo e deperibile. Tenendolo a bagno nell’olio di lino per diversi giorni, diventa carboncino grasso, dal segno indelebile che non necessita di fissaggio.
Inchiostro di china a pennello su carta sottile
Oltre ai diversi inchiostri quali il bistro e il bruno di seppia, dal Quattrocento viene utilizzato comunemente anche l’inchiostro di china, che veniva usato con le penne d’oca ed acquerellato a pennello.
Il pennello può essere utilizzato con moltissimi materiali ed è utile per registrare i cambiamenti di luminosità. Cennini consiglia i peli di scoiattolo, ma erano diffusissimi anche quelli di pelo di puzzola, di cane e, soprattutto, di bue.
Sanguigna a tratto su carta
Tipo di matita dal caldo colore rosso mattone che, fabbricata con argilla dura dà tratti chiari e delicati; usando quella morbida fa ottenere toni più caldi ed intensi.
La modulazione del tratto è determinata tuttavia anche dalla diversa pressione della mano del disegnatore.
Usata da moltissimi artisti della Firenze del XVI inserita in un tubo metallico chiamato “matitatoio”, per evitare di romperla o di sporcarsi, ha raggiunto fama immortale con Leonardo – come non ricordare il celeberrimo “autoritratto”(1512) – ed i suoi seguaci lombardi, che la usavano sistematicamente anche se solo nello Ottocento verrà chiamata “sanguigna”.
Acquerello con metodo antroposofico
Su di un foglio, precedentemente bagnato, si inizia, dalle due estremità opposte, la stesura dei colori scelti. Con pennellate progressivamente sempre più vicine tra loro, seguendo la fusione che le parti bagnate provocano nei due colori stesi, si ottengono forme di un terzo colore le cui sfumature variano nelle intersezioni con quelli di partenza. A foglio asciutto si può completare con dettagli che identifichino le forme ottenute.
Macchie speculari di acrilico e matite colorate su cartoncino
Su una parte di un cartoncino, precedentemente piegato a metà, si stendono alcuni colori. Quindi si piega il supporto per poi aprirlo nuovamente e lasciarlo ascuigare. Con matite colorate si possono interpretare, evidenziare o contornare le forme speculari formatesi, ottenendo immagini inusuali e suggestive.
Sistema usato anche nelle associazioni libere e nelle terapie psicologiche.
Macchie speculari di acrilico e matite colorate su cartoncino
Su una parte di un cartoncino, precedentemente piegato a metà, si stendono alcuni colori. Quindi si piega il supporto per poi aprirlo nuovamente e lasciarlo ascuigare. Con matite colorate si possono interpretare, evidenziare o contornare le forme speculari formatesi, ottenendo immagini inusuali e suggestive.
Sistema usato anche nelle associazioni libere e nelle terapie psicologiche.
Tempera e matite colorate su cartoncino
Molli gambe adagiate su voluttuose stoffe, realizzate, le prime, con diligenti variazioni cromatiche di numerosi piccoli tratti giustapposti di matite colorate; le seconde, con due soli colori a tempera, variamente sfumati e stesi pastosi sul supporto, in modo da creare ombreggiature dalle numerose gradazioni che ne plasmano il volume.
Acquarello su carta
Pigmenti colorati macinati finissimi sono mescolati all’acqua, e ad agenti aglutinanti qual la gomma arabica, e stesi sul supporto. Nell’antico Egitto, in Cina ed in Giappone, vennero usati come acquerelli vari tipi di inchiostro mentre in Europa si usa prevalentemente per completare chiaroscuri o disegni preparatori di opere pittoriche maggiori. Utilizzo felice ebbe nelle illustrazioni di libri di argomento botanico o zoologico, mentre Durer ed i Fiamminghi lo usarono per la sua caratteristica trasparenza. La sua massima diffusione si ebbe nel Settecento , quando artisti come Turner lo usarono per registrare gli infiniti cambiamenti della luce sulla natura e sulle cose. Egli, usando carta a grana grossa leggermente innumidita con una spugna, accompagna i colori sul fondo umido con il pennello ed in questo modo non si limita a rappresentare una veduta, ma riesce a comunicare le emozioni di un’atmosfera; celebri sono infatti le sue Vedute di Venezia.
Pennarello nero e matite colorate su cartoncino bristol
Dopo aver definito sommariamente il soggetto ed annerito il fondo con un pennarello nero dalla punta grossa , si passa a definire le parti colorate con campiture policrome sovrapposte che seguano le forme di base. Quindi, decidendo il taglio da dare e coprendo la maggior parte del disegno con mascherine preparate all’occorrenza, si passa al delicato lavoro di cesello cromatico che definisce, fino a simulare la materia porosa e grezza, i dettagli della piccola parte lasciata scoperta. Come in una fotografia immersa in acido rivelatore, che progressivamente mostra i dettagli che affiorano, così nella fascia “esposta” al lavoro cromatico, si giunge progressivamente ad una definizione che, per contrasto con l’altra, sembra ancora maggiore e cattura lo sguardo.
Pennarello nero e matite colorate su cartoncino bristol
Dopo aver definito sommariamente il soggetto ed annerito il fondo con un pennarello nero dalla punta grossa , si passa a definire le parti colorate con campiture policrome sovrapposte che seguano le forme di base. Quindi, decidendo il taglio da dare e coprendo la maggior parte del disegno con mascherine preparate all’occorrenza, si passa al delicato lavoro di cesello cromatico che definisce, fino a simulare la materia porosa e grezza, i dettagli della piccola parte lasciata scoperta. Come in una fotografia immersa in acido rivelatore, che progressivamente mostra i dettagli che affiorano, così nella fascia “esposta” al lavoro cromatico, si giunge progressivamente ad una definizione che, per contrasto con l’altra, sembra ancora maggiore e cattura lo sguardo.
Tempera alla caseina su tavola
Il nome deriva da “temperare”, cioè “mescolare nella giusta misura”. Tempera è quindi un pigmento colorato cui viene aggiunta una sostanza agglutinante perché leghi con il supporto. Albume, gomme, vegetali e animali, colle e resine sono le sostanze che permettono ai colori di aderire su tavole di legno, muro, tela o altro con un’unica valenza comune: sono idrosolubili.
In questo caso si può anche chiamare “guazzo” o “tempera magra”, poiché il collante è la caseina, estratta dal latte e diluita con acqua – che ne è anche il solvente. Essa è mescolata a pigmenti colorati per ottenere le poche tinte usate, stese su una tavola di abete preparata con diverse mani di gesso fino per rendere liscia la superficie di lavoro.
I colori così ottenuti sono facili da stendere e danno un effetto morbido, dai toni chiari ed opachi, ben lontani dalla lucentezza della tempera all’ uovo o dalla brillantezza dell’olio ma che, di contro, asciugano molto rapidamente e tendono a schiarire ulteriormente.
Le tonalità chiare lo fanno assomigliare all’Acquerello, con il quale si realizzavano i bozzetti, ma la differenza sostanziale tra i due consiste nel fatto che nel “guazzo” o “gouache” – e nella tempera in genere – si usa il bianco per schiarire le tinte mentre nell’acquerello si aumenta la diluizione del pigmento per ottenere una tonalità più chiara.
Olio su tela
Nella pittura ad olio i pigmenti si mescolano con oli siccativi, come quello di noce o di lino, e con sostanze come la trementina, quindi le sue componenti non sono più idrosolubili.
La pittura ad olio è conosciuta anche nell’antichità e se ne trova menzione in un trattato di Teofilo del 1100, ma coloro che l’anno più ampliamente usata, dandone dignità europea, sono i Fiamminghi, tanto che Cennini ci parla di essa come di una “pittura usata dai tedeschi” cioè dagli artisti d’oltralpe. Vasari, nelle sue “Vite” ne attribuisce con certezza la paternità a Jahn Van Eyck, nato nel 1370. I Fiamminghi usano sistematicamente impasti aventi come base l’oli, mentre in Italia si inizia ad usare la pittura ad olio intorno alla metà del Quattrocento, insieme all’introduzione di un’altra grande innovazione: l’uso della tela, più leggera e maneggevole, come supporto. I primi a dipingere su tela sono i veneziani – sono noti i grandi ciclio pittorici chiamati “i teleri” di Vitore Carpaggio, seguito a ruota da Bellini, Tintoretto e tutti i nomi della Scuola Veneta – per arginare i danni dell’umidità sulle opere pittoriche che, sia ad affresco – valgano per tutti quelli sulla facciata del Fontego dei Tedescghi eseguiti da Tiziano e dal giovane Giorgione – che su tavola, subivano deterioramenti rapidissimi. Venezia è coinvolta anche nell’introduzione in Italia della pittura ad olio, che sembra essere stata portata nella città lagunare da Antonello da Messina dopo averla vista nei porti di Messina, Napoli e Roma e per essersi recato personalmente nelle Fiandre per conoscere proprio Jahn Van Eyck e la sua innovativa pittura. L’olio infatti, asciugando lentamente – inizialmente fu osteggiato perché considerato lungo e tedioso – permette scaglionati tempi di esecuzione e una lavorazione più accurata, promettendo un grande rinnovamento delle immagini, che non fu disatteso.
Sanguigna su carta paglia da macellai
Ancora un metodo grafico ascrivibile alla categoria del Disegno.
Un po’ più di un appunto di viaggio ed un po meno di un lavoro concluso, la matita sanguigna permette di creare delle ombreggiature che accennano ai volumi, mentre le irregolarità della carta paglia, sulla cui superficie sono fissate le forme della pietra, rendono quei volumi credibili.
Smalto per unghie su lastra di rame
L’emozione di un viaggio nel tempo e la vista di un tesoro universale, hanno ispirato questa geometrizzazione ottenuta con mascherature ed applicazioni cromatiche successive.
La brillantezza omogenea degli smalti sulla lucentezza levigata del rame asseconda le linee geometriche che si compongono in una sintesi quasi astratta.
Penna china nera e acquerello su cartoncino da acquerello
Appunto di viaggio rielaborato in studio. La continuità del segno a china asseconda il gesto, cogliendo la sinuosità della linea che è l’essenza del moto.
L’azzurro brillante dialoga con il bianco e la personalità di entrambi i colori bilancia la composizione.
Lo sfondo, steso non omogeneamente, è un pretesto per spoingere indietro il piano retrostante e dare volume alle pieghe danzanti.
La penna è considerato “lo “strumento grafico per eccellenza. Bastoncini di canna appuntiti ed intinti nell’inchiostro, venivano usati già in epoca classica, ma la loro durezza rendeva difficile la modulazione del tratto, così nel Medioevo si cominciano ad usare le lunghe e robuste penne delle ali delle oche, che permettono una maggiore morbidezza ed elasticità del segno.
Acrilico su tela
Sperimentati nel corso degli anni Venti da artisti messicani che, non potendo usare l’affresco, del tutto inadatto per i murales esterni, sperimentarono materiali a base di resine sintetiche. Resistenti agli agenti atmosferici e stabili nel corso del tempo, in Europa gli “acrilici” arrivarono solo negli anni Sessanta, ma la brillantezza, l’idrosolubilità, l’essiccazione rapida e la non deperibilità li hanno portati ad una grande diffusione.
Il colore acrilico, usato a macchie giustapposte, è stato scelto per la sua brillantezza cromatica che, in questo caso, volutamente stride con la totale mancanza di “brillantezza” che traspare dagli occhi dei soggetti di questo “dittico” contemporaneo. La luce “sbatte” sulle asperità dei volti spigolosi e ci rimanda volumi esagerati ed improbabili, al limite della caricatura.
Acrilico su tela
Sperimentati nel corso degli anni Venti da artisti messicani che, non potendo usare l’affresco, del tutto inadatto per i murales esterni, sperimentarono materiali a base di resine sintetiche. Resistenti agli agenti atmosferici e stabili nel corso del tempo, in Europa gli “acrilici” arrivarono solo negli anni Sessanta, ma la brillantezza, l’idrosolubilità, l’essiccazione rapida e la non deperibilità li hanno portati ad una grande diffusione.
Il colore acrilico, usato a macchie giustapposte, è stato scelto per la sua brillantezza cromatica che, in questo caso, volutamente stride con la totale mancanza di “brillantezza” che traspare dagli occhi dei soggetti di questo “dittico” contemporaneo. La luce “sbatte” sulle asperità dei volti spigolosi e ci rimanda volumi esagerati ed improbabili, al limite della caricatura.
Sabbia e acrilico con spatola su carta
Dopo aver preparato il fondo con diverse mani di colore omogeneo molto scuro, si inizia a modellare, con spatole da muratori, la materia pittorica che, precedentemente preparata con colore acrilico industriale, colla vinavil e sabbia, viene composta nelle sue forme essenziali, partendo dagli scuri per poi passare gradualmente ai chiari, secondo la resa desiderata. Non permettendo ripensamenti, se non qualche ritocco superficiale, questa tecnica impone di aver eseguito molti disegni preparatori e di avere le idee molto chiare in proposito.
Sabbia e acrilico con spatola su carta
Dopo aver preparato il fondo con diverse mani di colore omogeneo molto scuro, si inizia a modellare, con spatole da muratori, la materia pittorica che, precedentemente preparata con colore acrilico industriale, colla vinavil e sabbia, viene composta nelle sue forme essenziali, partendo dagli scuri per poi passare gradualmente ai chiari, secondo la resa desiderata. Non permettendo ripensamenti, se non qualche ritocco superficiale, questa tecnica impone di aver eseguito molti disegni preparatori e di avere le idee molto chiare in proposito.
Pastelli colorati su cartoncino bristol blu
I pastelli duri, usati sia di taglio che piatti, definiscono, con poche tinte essenziali, il bozzetto definitivo della giunonica figura che si è deciso di realizzare.
Il fondo blu è scelto per avere già un tono scuro – ma non opaco – sul quale stendere e far emergere la figura.
Sabbia e acrilico con spatola su carta e pannello di multistrato
Dopo aver preparato il fondo con diverse mani di colore omogeneo molto scuro, si inizia a modellare, con spatole da muratori, la materia pittorica. Questa, precedente-mente preparata con colore acrilico industriale, colla vinavil e sabbia, viene composta nelle sue forme essenziali, partendo dagli scuri per poi passare gradualmente ai chiari ed al bianco, secondo la resa desiderata. Non permettendo ripensamenti, se non qualche ritocco superficiale, questa tecnica impone di aver eseguito disegni preparatorii – come i disegni a pastello presentati la pagina precedente – e di avere le idee molto chiare in proposito.
Sabbia e acrilico con spatola su carta e pannello di multistrato
Dopo aver preparato il fondo con diverse mani di colore omogeneo molto scuro, si inizia a modellare, con spatole da muratori, la materia pittorica. Questa, precedente-mente preparata con colore acrilico industriale, colla vinavil e sabbia, viene composta nelle sue forme essenziali, partendo dagli scuri per poi passare gradualmente ai chiari ed al bianco, secondo la resa desiderata. Non permettendo ripensamenti, se non qualche ritocco superficiale, questa tecnica impone di aver eseguito disegni preparatorii – come i disegni a pastello presentati la pagina precedente – e di avere le idee molto chiare in proposito.
Matita Conté su carta paglia
Tornando ai metodi grafici ascrivibili al Disegno, in questo caso la matita Conté, dalle sfumature di caldo color mattone, ha tracciato segni curvi quasi convulsi per rappresentare le maschere in pietra di cui è disseminata Venezia.
Più che “curiosità di viaggio”, in questo caso sono “approfondimenti di permanenza” nei quali le ombreggiature fanno emergere i volumi deformi coadiuvati dalle irregolarità della carta paglia, che rendono quei volumi credibili.
Matita Conté su carta paglia
Tornando ai metodi grafici ascrivibili al Disegno, in questo caso la matita Conté, dalle sfumature di caldo color mattone, ha tracciato segni curvi quasi convulsi per rappresentare le maschere in pietra di cui è disseminata Venezia.
Più che “curiosità di viaggio”, in questo caso sono “approfondimenti di permanenza” nei quali le ombreggiature fanno emergere i volumi deformi coadiuvati dalle irregolarità della carta paglia, che rendono quei volumi credibili.
Frottage con pastello dorato da lastra ottone
Molto conisciuta nei paesi nordici, in alcune cattedrali inglesi quali Canterberry e Wesminister è offerta ai turisti per realizzare immagini-ricordo con beckground storico. Una serie di stampi di ottone montati su tavola, fa spaziare tra numerose varietà di soggetti. Effettuata la scelta del soggetto si pone sulla lastra un foglio di carta sottile – una velina va benissimo – sopra il quale si passa accuratamente un pastello grasso, in questo caso di colore dorato, sensibile alla variazione di spessore delle superfici sottostanti. Dopo un’accurata colorazione, effettuata in più strati ed in diverse direzioni, il soggetto scelto appare, omogeneo e materico, in tutta la sua bellezza.
Stencil con tempera idrosolubile
Antica tecnica decorativa giunta alla divulgezione di massa anche grazie a lezioni teoriche vendute in edicola. Il lavoro preparatorio, meticoloso, lungo e fondamentale, consiste nel mettere a punto, dopo numerosissime prove, una maschera di acetato trasparente e solitamente a modulo radiale – come quella usata in questo caso – che, posizionata nel posto prescelto per il decoro, si spugna delicatamente con il colore desiderato. Ovviamente gli spazi vuoti permettono al colore di giungere alla superficie del muro che, con passaggi cromatici successivi, assume colorazioni diverse. In questo lavoro sono stati usati l’oro, il verde oliva ed il rosso.
Acrilico denso su cartoncino grigio
Studio preparatorio realizzato usando i colori acrilici, brillanti e di rapida essiccazione, a mo’ di pasta densa, giustapposti e non mescolati né sfumati, per evidenziare soprattutto la posizione delle ombre.
Acrilici su cartone speciale a nido d’ape
Studio anatomico realizzato usando i colori acrilici, brillanti e di rapida essiccazione, a mo’ di pasta densa per delineare le forme, molto enfatizzate dagli alveoli della carta.
Tempera di color bianco su spugnature policrome a tempera diluita
Un fondo preparato con spugnature a più strati, tanto da ottenere una texture screziata, fa da supporto ad un segno di contorno che delinea forme classicheggianti alle quali il bianco – usato a mo’ di biacca – conferisce plasticità e volume.
Matitone metallico a tratto continuo su cartoncino grigio
Con un “matitone” duro, dal segno molto compatto, su di un cartoncino leggermente ruvido di tinta neutra, si compie un lavoro “a filo” che sviluppa i volumi a linea continua. La plasticità del corpo è colta anche nella sua dinamica ed il rapido movimento è fissato come un’istantanea.
Rapidograph su cartoncino bristol
Il Rrapidograph, memoria rediviva dell’università di Architettura, è usato come “proteso” grafica per dare forma bidimensionale a pezzi di corpo, brandelli di immagine umana scomposti, pezzi di un “puzzle” non ancora ricomposto.
Rapidograph su cartoncino bristol
“Sottosopra”, volto spezzato che prende forma attraverso il profilo, identità che deve ancora ricomporsi, ma che ha già una direzione; è realizzato come sopra.
Puntasecca su carta Rosaspina
La più immediata delle tecniche incisorie, consiste nell’intervenire direttamente sulla lastra, che solitamente è di zinco ma può essere anche di altri metalli o di altri materiali come il plexiglass, con una punta metallica molto resistente. Con essa si traccia direttamente il disegno che, essendo formato da piccoli solchi di materiale spostato, forma le “barbe” ,che conferiscono alla stampa l’inequivocabile sfumato.
Acquerello su cartoncino da acquerello
Il giovane corpo mollemente seduto è in attesa del figlio, delle doglie, delle contrazioni o, semplicemente, che passi un altro giorno e si accorci, appunto, l’attesa.
Collage di carta e foto su cartoncino bianco
Un esperimento, poi sospeso, per un ipotetico progetto volto ad annullare il pesante volume di cemento grigio del Palasport di Venezia, realizzato nei pressi dell’Arsenale, con un lavoro di facciata che prevedeva diverse ipotesi, da murales coloratissimi a lastre metalliche levigate per riflettere il tessuto urbano circostante.